Thursday, May 7, 2015



                            Dea Cibele



Plaza de la Cibeles - Madrid
Fontana di Cibele – XVIII secolo – di José Hermosilla e Ventura Rodríguez

Grande dea primordiale, oggetto di culto presso i Frigi e altri antichi popoli dell'Anatolia. Il nome Cibele è un epiteto (frigio, Kubile) derivato da una sua sede di culto. Altri epiteti cultuali di Cibele erano: Berecinzia, dal nome di una regione frigia, Dindimene, dal monte Dindimo, e Madre o Grande Madre.

Questa pluralità di nomi-epiteti sembra ovviare alla mancanza di un nome proprio: in realtà Cibele non aveva bisogno di un nome personale, perché non era una vera e propria dea di una religione politeistica, ossia tale da potersi confondere con altre divinità del suo stesso grado.

Era invece “la dea” per eccellenza, una specie di essere supremo femminile, una dea sovrana, una Terra-Madre. Suoi subordinati erano un dio-Cielo (detto talvolta Papas, Padre), un mitico essere semidivino, Attis, e una schiera di spiriti-demoni (Coribanti).

Le notizie sul culto di Cibele in epoca storica riguardano pratiche orgiastiche (processioni e danze al suono di strumenti a fiato e a percussione) eseguite, pare, a scopi guaritori da operatori sacrali detti anch'essi coribanti e da sacerdoti eunuchi (Galli), che diventavano tali autoevirandosi durante la festa della dea a Pessinunte (il tempio di Cibele a Pessinunte è stato riportato alla luce nel 1967). Il culto di Cibele si diffuse in Grecia dove venne identificata con Rea (una dei 12 Titani), la madre degli dei olimpi; qui in epoca ellenistica prese forma di un culto misterico, modellandosi sui misteri eleusini dedicati a Demetra, il che forse contribuì a fare attribuire alla dea la qualità o dimensione “agraria” propria di Demetra.



Nel 204 aC il simulacro di Cibele, di forma conica in pietra nera meteorica, richiesto dal Senato romano al re Attalo I di Pergamo, in obbedienza al responso dell'oracolo di Delfi fu portato solennemente a Roma, dove, col titolo ufficiale di Grande Madre degli Dei, ebbe un tempio sul Palatino e una festa annuale in aprile (i ludi Megalenses).

Con riferimento alle origini troiane (ossia frigie) dei fondatori di Roma, i patrizi (che si vantavano loro discendenti) la onorarono come divinità della loro stirpe e la opposero alla plebea Cerere. Presto si diffusero anche i misteri ellenistici di Cibele, che in epoca imperiale presero forma di religione autonoma.




1- Attis



Buste d'Attis portant le bonnet phrygien, II siècle ap. J.-C.
Cabinet des médailles de la Bibliothèque nationale de France

In greco Áttis o Áttës, da taluni detto anche Átys. Mitico personaggio frigio entrato nella mitologia greca come un pastore bellissimo conteso da Cibele e Agdistis, un essere selvaggio androgino. Reso folle da Agdistis, si uccise evirandosi. Il suo cadavere venne reso incorruttibile da Zeus: i suoi capelli continueranno a crescere e un dito mignolo rimarrà vivo in eterno.

Il complesso mitico-rituale di Attis non è stato ancora sufficientemente spiegato. Attis appare come una personificazione divina dell'evirazione rituale praticata in un culto frigio della dea Cibele. Ma sfugge il senso di tale evirazione, anche se il tardo assetto mistico dato al complesso lascia pensare a una specie di rinuncia al mondo in vista di una salvezza oltremondana.

Attis (Áttis o Áttës in greco) secondo alcuni miti pare fosse amante di Cibele*, era il servitore eunuco che guidava il carro della dea trainato dai leoni. Il centro principale del suo culto era Pessinunte, nella Frigia, da cui approssimativamente nel VII secolo aC attraverso la Lidia passò nelle colonie greche dell'Asia Minore e successivamente nel continente, da cui fu esportato a Roma nel 204 aC.

Origini del mito

Secondo la tradizione frigia, conservata in Pausania Perieghesis VII,17,9 e in Adversus Nationes, V, 5-7 dell'apologista cristiano Arnobio di Sicca (morto ca. 327), il demone bisessuale Agdistis sarebbe nato dallo sperma di Zeus caduto sulla terra mentre il dio cercava di accoppiarsi con la Grande Madre sul monte Agdos. Gli dei dell'Olimpo, spaventati dalla forza e dalla ferocia dell'essere, lo evirarono. Dalle gocce del sangue fuoriuscito dalla ferita nacque un albero di mandorlo. La figlia del fiume Sangarios, Nana, colse un frutto dall'albero e rimase incinta.

Tempo dopo nacque Attis, così chiamato per essere stato allattato da una capra (in frigio attagos) dopo essere stato cacciato sulle montagne per ordine di Sangarios. Attis crebbe e fu mandato a Pessinunte per sposare la figlia del re. Durante la celebrazione del matrimonio, Agdistis, innamorato del giovane, fece impazzire Attis, che si recise i genitali sotto un pino. La madre degli dei, Cibele, ottenne che il corpo del giovane rimanesse incorrotto.

Culto nella Roma antica

In epoca imperiale il ruolo di Attis, la cui morte e resurrezione simboleggiava il ciclo vegetativo della primavera, si accentuò gradualmente, dando al culto una connotazione misterica e soteriologica. Ad Attis era dedicato un ciclo di festività che si tenevano tra il 15 e il 28 marzo, durante le quali si celebravano la morte e la rinascita del dio. Tra queste vi erano Sanguis e Hilaria. Tracce di questi culti, che presero il nome di Attideia, sono presenti anche in colonie greco-romane (per esempio quella di Egnazia in Puglia).




2- Titani



Foglio 20 da Fantasia su Brahms - Opus XII – 1894
di Max Klinger (Lipsia 1857 - Grossjena 1920)

In alto a destra sono raffigurati Apollo e Diana che tendono l'arco privo di corda. In primo piano quattro Titani, uno dei quali cade colpito all'indietro, mentre un altro lancia una pietra. In basso a destra si intravede l'aquila di Giove.

Nome degli dei precedenti a quelli venerati dai Greci. Figure puramente mitiche, i Titani erano figli di Gaia (Terra) e Urano (Cielo); erano 12, 6 maschi (Oceano, Coio, Crio, Iperione, Giapeto, Crono) e 6 femmine (Teti, Febe, Rea, Mnemosine, Temi, Teia).

Alcuni si accoppiano tra loro dando vita ad altre divinità: Oceano e Teti, Coio e Febe, Iperione e Teia, Crono e Rea o Cibele; a quest'ultima coppia è riservata la sorte di generare i grandi dei dell'Olimpo.


In greco Tëthýs -ýos; in latino Tethys -yos. Titanessa della mitologia greca, figlia di Gaia e Urano. Sposa Oceano, uno dei suoi fratelli, e diviene madre di tutti i fiumi del mondo e degli esseri femminili acquatici detti Oceanine. La sua dimora era localizzata nell'estremo Occidente. Nell'uso poetico, talora è simbolo del mare: «... e primo corse a fendere/ co' remi il seno a Teti» (Vincenzo Monti - Alfonsine, Ravenna, 1754 - Milano 1828).


3-La Frigia è una regione storica dell'Asia Minore il cui nome è oggi riferito alla regione montuosa corrispondente agli alti bacini dei fiumi Meandro, Gediz e Sakarya

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