NOTTE DI CAPODANNO
Racconto di Nicolò Baretto
Collana "Selezionati"
La neve cade in lievi fiocchi, sospinta dal vento va a posarsi su ogni cosa, cingendo il paesaggio nel suo freddo e candido abbraccio. Essa è la perfetta rappresentazione del dolore che, dapprima lievemente poi sempre più, si posa sui cuori sino a renderli di ghiaccio, incapaci di scaldarsi, paralizzati per sempre nell’istante di quell’ultimo battito, più intenso degli altri, più dolce e terribilmente doloroso. L’Amore, inappagato, s’intende, è tutto qui: la cristallizzazione eterna del cuore nel momento di più grande gioia. A quel punto, basta il minimo urto per infrangere tutto, proprio come un’illusione. L’Amore è la prima delle illusioni, quella che fa più rumore, infrangendosi.
J: "Fa freddo stanotte, non trovi? Non so come fai a stare lì solo con quel maglione, ti prenderai qualcosa."
S: "Non avevo voglia d mettermi la giacca. Odio l’inverno, odio il freddo. Non ci sono abituata. Ho scelto di vivere in una città di mare proprio per evitare notti come questa; non è possibile che nevichi in questo modo, rivoglio i miei undici gradi!"
J: [Accendendosi una sigaretta] "Beh, sai com’è, è dicembre. E’ normale che faccia freddo. Ma nulla ha più fascino della neve posata sugli alberi, potrei passare la notte su questa panchina con te, ad osservare il parco diventare una meravigliosa tela bianca. [Sorride, allunga una mano e sfiora la pelle della guancia di lei] Sei ghiacciata! Sicura di non volere la sciarpa?"
S: [Al tocco di lui si discosta con un movimento nervoso, senza neppure degnarlo di una sguardo, incrocia le gambe e affonda nel collo alto del maglione] "Sto bene [batte i denti] , anche se devo ammettere di essere stata meglio. Invece io non ci trovo nulla di affascinante nella neve. La odio. E’ una stupida complicazione, mi tiene bloccata qui e mi fa rimpiangere ancora di più l’estate."
La neve ricopre ogni cosa. Gli alberi attorno alla panchina sembrano ricoperti da lenzuoli candidi, la luce proveniente dall’unico lampione mostra i morbidi fiocchi che lenti vanno a formare il bianco vello ai piedi dei due ragazzi. Ogni cosa è candida, immacolata, pura. In quel candore, risalta ancor di più il maglione rosso di lei, spersa nella lana e nei suoi pensieri. Lentamente il fumo sale dalla sigaretta accesa come piccoli spiriti che rincorrendosi tentano di raggiungere il posto dove nasce la neve. Invano. Il vento li disperde in fretta. Nel silenzio di quella candida notte, si possono sentire i due cuori battere: uno tranquillamente, l’altro più frenetico, come se si stesse preparando per qualcosa.
J: [Getta lontano la sigaretta che si perde nel buio circostante, per un istante si scorge ancora il suo occhio vermiglio, poi più nulla] "Ti ricordi quella promessa?" [Occhi persi nel bianco, sorriso paralizzato sulle labbra arrossate. La gamba sinistra trema lievemente. Vorrebbe un’altra sigaretta ma le ha finite, riesce a sentire il suo cuore scalare due battiti]
Esistono due tipi di silenzi; quello carico di pace, di dolcezza, tipico delle notti come questa, quando non si sente nulla fuorchè il rumore dei propri pensieri e allora ci si abbandona ad esso, lasciandosi cullare dalla convinzione che nulla possa realmente turbare l’incanto di quell’istante. E poi il silenzio che ha preso corpo ora. Il rumore
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