Il ritorno del dio Coyote - Christopher Moore
You can't just go around blurting out the truth like a prophet with Tourette's syndrome.
Sam è un venditore di assicurazioni. Ovvero, sfrutta le paure della gente per arricchirsi, cambiando abilmente personalità per adattarsi a ogni situazione e a ogni cliente e uscirne vincitore. Ha uno splendido appartamento, soldi, auto. E ha anche un segreto.
Da ragazzino, infatti, viveva alla riserva degli indiani Corvi. dopo aver ucciso accidentalmente un poliziotto, si è dato alla fuga, rinnegando il proprio passato, la propria cultura, perfino il proprio vero nome. La nuova vita che è riuscito a conquistarsi sembra ora perfetta, finché, a sconvolgerla, arrivano due forze potenti: l'amore per una ragazza e un dio.
L'incontro con la bella Calliope, giovane madre con un ex fidanzato violento, da un lato, e dall'altro l'intervento di Coyote, il dio indiano patrono di Sam, lo porteranno a perdere casa, lavoro, sicurezze. E Sam dovrà capire cosa vuole davvero, e lottare per conquistarlo... Aiutato, in modo del tutto particolare, da Coyote stesso. Un dio furfante, con la lingua lunga, la tendenza a "sedurre" le donne e ben poco consapevole di come funzioni il mondo moderno fuori dalle riserve degli indiani...
Ho un debole per Christopher Moore, di cui ormai ho letto sei libri. Tra tutti, il mio preferito, fino a questo momento, era Un lavoro sporco, in cui si parla di... morte, in modo molto particolare; non ho apprezzato quanto pensavo Il Vangelo secondo Biff, che pure mi era stato magnificato più volte, ma che ho trovato un po' troppo prolisso e dispersivo; gradisco sempre le storie ambientate a Pine Cove, con i suoi bislacchi abitanti (Sesso e lucertole a Melancholy Cove o Demoni: istruzioni per l'uso, per citarne un paio). Devo dire però che questo Il ritorno del dio Coyote, che ho potuto leggere solo grazie a un prestito poiché, ahimè, fuori commercio, è balzato al primo posto della mia classifica.
Forse perché piuttosto breve e, quindi, riesce ad evitare la prolissità cui accennavo sopra; forse perché vi si parla di dei, sciamani, visioni alla mescalina e spiriti guida. E, soprattutto, per Coyote, che quando c'è è spassoso e quando non c'è si aspetta con ansia che torni in scena. Anche il protagonista, Sam o Samson, è un personaggio per il quale viene spontaneo tifare, ben caratterizzato, non privo di difetti e ombre ma in grado di tirare fuori il coraggio quando serve. Mi è interessata meno la parte della vicenda dedicata a Calliope e ai teppisti, mentre sono stata lieta di incontrare M.F. - o Menta Fresca - che ritorna in Un lavoro sporco.
Grazie, dunque, a Luca Tarenzi per il consiglio di lettura e rimando il suggerimento a tutti voi: se trovate questo romanzo in biblioteca o in qualche mercatino, dategli una chance! Basterà passare sopra alla traduzione italiana davvero carente - sia per l'atroce scelta di traslare in italiano anche i nomi, sia per l'abbondanza di aggettivi possessivi che avrebbero potuto essere tagliati (un difetto ahimè diffuso nei libri tradotti che mi capitano sotto mano) e svariati errori e brutture sparsi qua e là.
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