miércoles, 28 de enero de 2015



Cosa si intende per "olismo"

Olos in greco significa "intero", "tutto" e l'olismo è un nuovo modo di fare scienza che intende spiegare i processi fisici, biologici, psichici e sociali non isolatamente ma nelle loro molteplici interrelazioni. Esso si focalizza sui punti di incontro più che su quelli di scontro, sulle somiglianze più che sulle differenze, sulle interconnessioni più che sulle separazioni e da valore alla coscienza, all'etica e alla spiritualità, considerandole dimensioni non escludibili dall'indagine scientifica.
Nella prospettiva olistica l'essere umano viene visto come sistema globale, in cui il corpo non è separato dalla mente, un organo non è isolato dagli altri, la coscienza e il pensiero non sono avulsi dalle emozioni e sensazioni, ma anzi ogni livello è interconnesso con ogni altro.
L'olismo contemporaneo cerca di correggere la deriva meccanicistica e riduzionistica della scienza e della tecnologia, e di considerare i processi fisici, biologici, psichici e sociali nelle loro molteplici interrelazioni. Tale deriva, presente nella scienza moderna fin dalle sue origini, è dovuta soprattutto alla nota dicotomia cartesiana tra res cogitans (la dimensione psichica e spirituale) e res extensa (la dimensione materiale).

Cartesio e altri dopo di lui sostennero che queste due dimensioni (che l'olismo considera strettamente connesse) si potevano (e dovevano) studiare separatamente, attribuendo la competenza sulla prima alla religione e lo studio della seconda alla scienza. Ciò permise a quest'ultima di affrancarsi dal controllo della chiesa, ma causò poi gravi distorsioni, quali ad esempio ritenere il corpo separato dalla psiche, la materia separata dallo spirito, l'uomo separato dalla natura. La tendenza a concepire la natura e l'essere umano come grandi e inanimati congegni meccanici ha poi portato alla settorializzazione a compartimenti stagni della ricerca, perdendo di vista il contesto generale, e quel che è peggio ha grandemente contribuito all'affermarsi di una scienza "senza anima" e di una tecnologia e di una economia "senza etica", corresponsabili della devastazione degli ecosistemi, delle armi di distruzione di massa, dell'inquinamento delle acque, dei cibi, dell'aria, della dispersione delle scorie radioattive, dello sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e di altri gravissimi problemi dell'epoca attuale.
Non solo l'ambiente ma anche l'essere umano è stato frammentato e ridotto a macchina, con un crescente senso di separazione da se stesso, dagli altri e dalla natura, e con conseguenti gravi malesseri psichici, esistenziali, sociali e spirituali. Malesseri che non possono essere "curati" in modo frammentario, come finora si è tentato di fare, "affidando ai medici il corpo, agli psicologi la mente e alle religioni l'anima, come se si trattasse di entità separate e non di aspetti interconnessi di un unico sistema dotato di una unità di coscienza.
Fino a tempi recenti ci si è illusi che i progressi della scienza e della tecnologia avrebbero potuto prima o poi riparare i dissesti da loro stesse compiuti, ma questa idea appare oggi del tutto illusoria: ciò che occorre - si sostiene da più parti - non è un ulteriore incremento delle conoscenze settoriali, ma un ampliamento della conoscenza globale dei fenomeni, che evidenzi le interrelazioni tra i diversi fattori e processi e porti ad una maggiore consapevolezza sulle ripercussioni sistemiche che date credenze e determinate azioni - individuali o collettive - possono avere sul singolo, sui popoli e sull'intero pianeta.

È ad esempio olistica la visione secondo cui ciò che avviene nelle diverse zone del Pianeta - dalla deforestazione dell'Amazzonia allo scioglimento dei ghiacci polari, dalle guerre in Medio Oriente ai conflitti in Afghanistan - può avere rilevanti ripercussioni anche in altre zone e ambiti. Analogamente, è olistico il concetto di "qualità della vita" che ritiene il benessere non dipendente dal solo avere economico ma dall'equilibrata soddisfazione dei diversi bisogni umani - materiali ma anche sociali, affettivi, esistenziali, spirituali. Sono altresì olistiche molte medicine alternative e terapie psicosomatiche, secondo le quali la salute dipende anche dallo stato mentale, emozionale, esistenziale e coscienziale dell'individuo.
Nel corso del XX secolo e in particolare nella seconda metà di esso, molti scienziati hanno iniziato a mettere in discussione gli assunti del meccanicismo e del materialismo scientifico e vi sono stati in molte branche della scienza importanti contributi in direzione di un paradigma olistico: dalla teoria dei sistemi alla psicologia della Gestalt, dalla cibernetica all'emergentismo in biologia, solo per citarne alcuni.
Purtroppo questo modo di vedere le cose continua ad essere quasi del tutto ignorato nella civiltà occidentale, dove la tendenza alla settorializzazione e frammentazione predomina non solo nella scienza ma anche nelle altre sfere della vita sociale - dalla politica alle religioni, dall'educazione alle relazioni interpersonali. Né a scuola né nelle università si insegna a studiare la realtà in modo olistico, a ricercare non solo le differenze ma anche le somiglianze e i nessi esistenti tra i molteplici livelli e processi. Quasi nessuno insegna a prendersi cura dell'essere umano, della natura o della società nella loro totalità, né tantomeno ad educare gli esseri umani all'unità.
E' dunque indispensabile una maggiore attenzione per gli aspetti di interconnessione sistemica: il nostro pianeta va visto come un unico grande sistema, dove ciò che avviene in una certa area geografica non è separato e isolato dal resto del pianeta ma può avere su di esso gravi ripercussioni. Parimenti, anche l'essere umano va visto come sistema interdipendente, in cui il corpo non è separato dalla mente, un organo non è isolato dagli altri e dal sistema globale, la coscienza e lo spirito si riflettono sulla realtà emozionale, mentale e anche materiale. Solo attraverso un tale processo si potrà imprimere una svolta all'attuale trend negativo, aprendo le porte ad un futuro più consapevole, armonico e sostenibile, come ben sostiene Ervin Laszlo:

Non esistono alternative possibili: la società contemporanea deve adottare un modo di pensare e di agire più olistico -una trasformazione che ho descritto come un "Macroshift", un cambiamento di prospettiva basilare, da Logos a Holos. (...) Il pensiero olistico sistemico supera le barriere delle discipline scientifiche: la società stessa ha bisogno di modificare i suoi parametri. (...) Dopo i tragici eventi dell'11 settembre ci troviamo a sperimentare una frattura sempre più profonda tra una cultura e l'altra, tra ricchi e poveri, oltre che tra l'umanità e la natura. Abbiamo bisogno di modi di pensare che ci permettano di integrare gli individui nelle nazioni e nelle società, di collegare le società nazionali nella comunità continentale e poi globale - e infine la comunità globale stessa nella biosfera. Ci serve una visione del cosmo e della vita che sia ampia e integrata, eppure capace di riflettere la complessità del mondo contemporaneo e la diversità dei suoi elementi.

Si pone insomma l'esigenza di pervenire a paradigmi scientifici e modelli culturali che portino ad una nuova e più ampia comprensione della realtà, senza eccessivamente impoverirla e senza creare separazioni o antagonismi tra le parti e il tutto; una cornice che consenta di considerare più livelli della realtà e di farli dialogare tra loro.

Sebbene finora l'establishment scientifico sia stato sordo e insensibile alla questione, semplicemente ignorandola, adesso, con l'incalzare delle critiche nei confronti del meccanicismo-riduzionismo e il crescere dei consensi per una visione olistica della realtà, si assiste ad una apertura e disponibilità al dialogo, se non di tutti, per lo meno di molti studiosi e intellettuali.
Come sostiene Enrico Cheli in un suo recente saggio, considerare i rapporti tra la visione olistica emergente e il paradigma riduzionista dominante in termini antagonistici è un modo sbagliato di affrontare la questione, che non favorisce certo una sua evoluzione positiva. Una vera evoluzione scientifica e culturale potrà nascere solo da una collaborazione paritetica tra entrambi i punti di vista. Per far ciò è tuttavia indispensabile ridimensionare l'egemonia del pensiero meccanicistico-riduzionista, che finora ha dettato legge in ogni ambito della scienza e - di riflesso - della società. Non si tratta di rinnegarne le importanti acquisizioni, ma di ridimensionarne il ruolo e l'importanza: non più l'unico modo di rappresentare la realtà, bensì uno dei modi possibili, che solo dialogando e confrontandosi pariteticamente con altri punti di vista può permetterci di giungere ad una comprensione più vasta e soddisfacente. Se ammettiamo la possibilità che possano coesistere modelli diversi della realtà senza che le loro differenze portino necessariamente ad antagonismo possiamo anche immaginare senza troppe difficoltà un paradigma al contempo olistico-riduzionistico, definizione che in un passato anche recente sarebbe sembrata del tutto assurda, un vero e proprio paradosso, ma che oggi, in un mondo sempre più globalizzato, multiculturale, multireligioso, suscita assai meno perplessità.
holiversity

No hay comentarios:

Publicar un comentario